05 ottobre 2008

the tragic side of the dancefloor: quando il rancore scende in pista


L’altra sera prima di attaccare ero molto agitato perché prima di noi suonavano un gruppo. Quando suonano i gruppi di solito nei locali ci vanno della gente gli piace ballare solo della musica di merda e io mi sento molto spesso fuori posto e inadeguato. Poi invece le mie preoccupazioni si sono rivelate come al solito infondate e ho saputo leggere la serata con la consueta lucidità e professionalità.
Quando è venuto il nostro momento si è fatto avanti BatFabio dicendo “inizio io, così vediamo che aria tira”. Ovviamente tirava l’aria che nella saletta adibita a dancefloor non si è mai presentato nessuno tutta la sera. Una ragazza ha anche messo la testa dentro ma è scappata via inorridita, non sopportando l’immagine agghiacciante della luce stroboscopica che mulinava nel vuoto. Poi è arrivato il mio turno e senza voler peccare di immodestia devo dire che ho fatto registrare il massimo picco di gradimento della serata quando è arrivato in consolle BatFabio affermando con grande entusiasmo che gli era sembrato di vedere uno al bancone che muoveva la testa a tempo. Bisogna dire inoltre che tipo un mese fa ho cambiato lavoro e questa sera ero riuscito a convincere un nutrito manipolo di miei colleghi ad attraversare la città a piedi per venirci a sentire, sperando in questo modo di giocarmi la carta della credibilità musicale per scalare alcune posizioni nelle gerarchie interne all’ufficio. Devono essere rimasti molto contenti perchè a metà del primo pezzo si erano già volatilizzati tutti, abbandonando sui tavolini delle pinte di birra appena iniziate, lasciandomi col problema di dover trovare il coraggio per ripresentarmi in ufficio a raccogliere li sguardi di biasimo che mi sono ampiamente meritato. Purtroppo però quando viene della gente che conosco mi agito, e quando mi agito metto sempre Born Under Punches dei Talking Heads. Quando non so più che disco mettere e mi metto a scavare nervosamente nella valigetta alla ricerca di un disco che spinga la folla ad acclamare il mio nome, succede sempre che mi spunta nel cervello una vocina che mi dice “metti a Born Under Punches che quello è un pezzo che spacca sempre! Tutti vanno matti per Born Under Punches!”. E io mi rispondo che dio fa è vero, Born Under Punches scassa. E lo metto. E la gente va via infastidita. Ogni volta. Solo che dio cane non imparo mai. Perchè è vero che in tutta la storia della musica ci saranno una decina di pezzi più belli di Born Under Punches, però è anche vero che quando parte ti erige davanti un muro di dissonanza e fragore dentro il quale molte persone al venerdì sera non sono molto propense a schiantarsi. In un mondo perfetto decine di persone dovrebbero iniziare a dimenarsi nello sforzo insostenibile di seguire contemporaneamente il tribalismo delle percussioni e la devianza disco della chitarra. In un mondo di merda invece i tuoi amici ti voltano le spalle e corrono al bancone a ordinare dei superalcolici per ottenebrarsi l’udito. Ho provato a riprenderli ma ogni cosa era andata inesorabilmente perduta e allora non mi è rimasta altra soluzione che non fosse quella di imboccare una qualche scorciatoia verso un’uscita di scena decorosa. Il primo pensiero è stato quello di scuotere la testa tutto il tempo lamentando un qualche problema tecnico che non mi permetteva di lavorare come si conveniva a un DJ del mio calibro. Solo che ho dovuto desistere dopo aver misurato la stazza e la cattiveria del tecnico del suono del locale, optando invece per la più riprovevole via della scenata isterica, dando tutta la colpa a una ragazza che, nonostante non raggiungesse i parametri di avvenenza necessari per farmi una richiesta, si era avvicinata per chiedermi se gli mettevo i Cansei De Ser Sexy. In effetti ammetto di avere un problema con le richieste e qualche avvisaglia si era già palesata a Tavagnasco quando io e DJ enzo avevamo chiuso la serata infierendo sui resti di un ragazzino in precoma etilico che un paio d’ore prima ci aveva chiesto i Modena City Ramblers. A ‘sto giro invece era tutta la sera che aspettavo di mettere un pezzo della Jahtari che era tutta la settimana che non vedevo l’ora di metterlo. Questo pezzo si chiama Alternative Power, di un tipo che si chiama Afrikan Simba. Come al solito mi immaginavo che il pezzo avrebbe scatenato un olocausto ritmico, con la gente che dimenava la testa in balia dei synth in levare, il pavimento che si spalancava sotto il peso del basso, i baristi che smettevano di spillare le birre per alzare le braccia al cielo. E invece arriva questa faccia di merda e mi chiede se non posso mettere qualcosa di più “commerciale” (credo abbia fatto anche il gesto delle virgolette con le dita, per il quale spero venga presto introdotto l’ergastolo) perchè lei e i suoi amici hanno voglia di ballare. Tipo i Cansei de Ser Sexy, mi fa. E allora io ho colto la palla al balzo e ho buttato via le cuffie chiedendo il cambio a Batfabio, dicendo che così non si poteva più andare avanti, perchè dio cane sono stufo di venire umiliato da questa gente che è capace soltanto di ballare della dance edulcorata e borghese, talmente priva d’anima e di coglioni che non la passerebbero neanche nell’area chill out della festa del partito democratico. Fermo restando che se pochi minuti prima non hai ballato Never Give In di The Streets vuol dire semplicemente che tu e la danza non avete niente da dirvi. Certo, puoi dimenarti saltuariamente sulla scia dell’entusiasmo del tuo quarto mojito, puoi saltellare schiamazzando con le tue amiche ogni volta che senti l’attacco di Last Christmas I Gave You My Heart. Ma del rapporto che intercorre tra un impulso sonoro e un movimento del corpo te e i tuoi amici non capirete mai un cazzo. Io e Batfbio e Dj Danilo (a sinistra nella foto di copertina) ci siamo poi allontanati con una scusa per sfuggire alla desolazione, fingendoci dei normalissimi avventori e lasciando Dj Enzo da solo a mettere dischi in una stanza vuota per una quantità irragionevole di tempo. Quando siamo tornati era incazzato come una biscia e ha preteso come risarcimento una decina di consumazioni omaggio, nonostante le quali alla fine della serata è riuscito comunque a spendere ingenti somme di denaro al bancone (certe volte penso che se l’oceano Atlantico fosse fatto di whisky & cola, dopo che gli immergi dentro Dj Enzo potresti camminare da Londra a New York senza neanche bagnarti il risvolto dei pantaloni). Comunque a Dj Danilo l’altra sera l’ho visto veramente vittima dello sconforto. Lamentava l’estinzione delle motivazioni che lo spingono ogni volta a farsi 60 chilometri per mettere i dischi senza mai raccogliere uno straccio di soddisfazione, quando tra l’altro lui la mattina dopo doveva alzarsi presto per andare a vendemmiare i kiwi. Io invece devo dire che son contento così e sto iniziando a nutrirmi avidamente del disprezzo che la gente dimostra nei nostri confronti, probabilmente perchè sono vittima di una strana perversione a causa della quale provo piacere nell’esibire pubblicamente la mia sociopatia. E se nell’immaginario comune la figura del DJ è assimilata alla gioia della condivisione e al potere unificante della musica, sta invece nascendo grazie a noi questa figura non meno rilevante del DJ che si presenta nel tuo venerdì sera con lo scopo preciso di darti fastidio, di non assecondare i tuoi desideri e di precluderti l’accesso a quei barlumi di gioia e spensieratezza che vorresti mitigassero il grigiore della tua esistenza.

[streaming/mp3] afrikan simba - alternative power

01 settembre 2008

smetto quando voglio

sono entrato nel mio 30esimo anno di vita senza particolari traumi emotivi. la gente chiede se ti senti vecchio, io per tutta risposta sono entrato in edicola e ho comprato l'ultimo numero dell'uomo ragno. non lo facevo tipo dal 1995. "solo una volta, così, per provare", mi sono detto. il giorno dopo sono tornato in edicola e ho comprato rat-man. "ogni tanto lo compro, come la settimana enigmistica". poi l'altro giorno ho comprato la repubblica e visto che c'ero ho portato a casa anche l'ultimo x-men e un altro uomo ragno. e oggi mi sono informato sul costo di un abbonamento annuale ad amazing spiderman, che ormai vale la pena leggere in originale.

prima dei dischi, i fumetti erano la mia droga e l'intera paghetta andava all'edicolante, che era un po' come il ragazzetto che spacciava fumo di infima qualità ai giardinetti lungo il po. poi non mi bastò più e iniziai a frequentare postacci da tossici all'ultimo stadio: i negozi specializzati. i miei amici di allora, facendo a gara a chi sembrava più grande, dicevano che i fumetti erano roba da ragazzini. io rispondevo che i primi albi che avevo letto erano rispettivamente il #285 dei fantastici quattro (nei quali un ragazzino si ustiona gravemente cercando di imitatare la torcia umana e causando dunque indicibili dilemmi morali alla suddetta torcia) e la trilogia cani impazziti (dove peter parker si ritrova in un manicomio in una sorta di incubo nerissimo). roba da ragazzini un cazzo.

poi ho scoperto i dischi e ho dovuto scegliere, anche se nel garage di casa dei miei dovrebbe ancora esserci una mezza quintalata di quella roba. e adesso? adesso non ci capisco un cazzo, ho un gap di 15 anni da recuperare. non so dov'è finito chris claremont e neppure ann nocenti, i miei due scrittori preferiti, però so che john romita jr disegna ancora ed è sempre il più grande (ed è pure un tipico tamarro a stelle e strisce, scopro vedendo per la prima volta una sua foto). e so cosa ha portato a tutto questo: jonathan lethem e la sua fortezza della solitudine, romanzone divorato in vacanza, con quei fumetti citati mille volte.

che dire, dunque, se non grazie jonathan? avevo proprio bisogno di un'altra dipendenza. anche se in questo caso sarebbe meglio parlare di ricaduta.

in allegato un mp3 che non c'entra un cazzo ma che da settimane si voleva postare anche se non si aveva molto da dire a tal proposito, al di là di un convinto "dio fa".

[mp3] tvmr - bowie in the bronx

07 agosto 2008

oppure annettiamo il belgio

nel calcio di una volta gli oriundi erano roba normale. tipo che omar sivori iniziò con la maglia dell'argentina e poi se la sfilò preferendo quella azzurra, come se niente fosse. anche oggi, però, non si scherza. per gli europei la nazionale polacca ha marcato stretto robert acquafresca (con madre polacca) che poi ha gentilmente rifiutato, mentre nei mesi scorsi spagna e serbia sono quasi venute alle mani per accaparrarsi il talentino bojan krkic.

e mentre amauri decide se vuole essere italiano o brasiliano, io farei pressione sugli aeroplane, che con due cognomi così (de luca e fasano) figurati se non hanno i genitori italiani. che poi, oh, io il belgio lo conosco e dubito che in quella terra esista un qualche tipo di attaccamento alla maglia. quindi è d'uopo fare di tutto per portarseli a casa, almeno avremmo anche il secondo nome italiano tra i 114 ra podcast (il primo è stato quello degli italoboyz, secoli fa).

insomma, tutto per dire che gli aeroplane sono stati chiamati a tirare su l'ultimo podcast di resident advisor. ed è un mix discretamente figo.

[mp3] ra.114 aeroplane podcast (richiede registrazione)

[mp3] shortwave set - now til' 69 (aeroplane remix)

31 luglio 2008

from austin to turin

bruce sterling è da diversi mesi ospite di torino, e questa non è una novità. lui e la moglie scrivono dallo scorso autunno una bella rubrica su la stampa e il suo nome spunta un po' ovunque in molti degli appuntamenti culturali della città. finora però non ero mai incappato in questa straordinaria intervista, che offre l'ennesima prova di quanto quest'uomo sia un genio assoluto. una visuale strepitosamente acuta su una città che continua a reinventarsi alla ricerca di una propria identità definitiva.

e visto che si parla di torino, beccatevi i farmer sea, che nonostante la mia recente avversione per certi suoni riescono a regalarmi dei gran bei momenti.

[mp3] farmer sea - neil young is watching me

[txt] beyond the beyond - bruce sterling's blog

23 luglio 2008

808 (no fit) state

una batteria dritta, un filo di synth e poi un altro, delle percussioni afro, ecco la terza frase di synth, poi entra la quarta e ancora la quinta poi ci si perde in questo mare sintetico prima che irrompa una voce assurda che nemmeno klaus nomi.

è l'incipit di with honey cream, primo pezzo di eight oh eight, il nuovo disco di black devil disco club. rapidamente, la storia. un misconosciuto disco del 1978 viene ripubblicato nel 2004 dalla rephlex di aphex twin. dietro il monicker c'è il francese bernard fevre, che approfitta delle riedizione per tornare sulle scene con 28 after. ed è una bella botta: sintetizzatori su sintetizzatori, voci che provengono dall'oltretomba, echi di moroder, colonne sonore di porno anni '70 e l'euro-disco che verrà. il tutto rigorosamente analogico, e anzi non si capisce se si tratti di materiale nuovo o dell'epoca. "parts of the melodies have been with me for years [...] sorry i cannot be more specific, for me it would be like describing how i make love to a woman — some things must remain private", spiega fevre a philip sherbourne. e d'altra parte perché chiarire il mistero quando è il responsabile di tanto buzz a tuo favore?

di certo non è solo il mistero a giocare a favore di fevre, che dal ritorno di 28 after non si è più fermato. un fenomenale disco di remix dub, un paio di singoli e remix, e infine questo nuovo album. che ovviamente suona sempre datato e ultramoderno al tempo stesso. non si tratta di archeologia musicale, né di retrofuturismo, né tantomeno di modernariato. solo qualcosa che si attacca ai timpani e non togli via nemmeno con il napalm.

[mp3] black devil disco club - with honey cream

[disco completo] black devil - disco club (1978)

18 luglio 2008

la gigantesca scritta *oop

avanti, spiegateci. spiegateci qual è il nostro problema con questo vasco brondi, che mercoledì ha avuto su di noi lo stesso effetto di una sana scartavetrata sul glande. canzoni tutte uguali, voce trapanante e fastidiosa, e poi la scrittura - la scrittura! - che dovrebbe rappresentare il grande disagio degli anni zero ma che invece pare soltanto uno sterile taglia e incolla di immagini, alcune anche interessanti, per carità, ma per lo più assolutamente casuali e buttate lì per fare un po' di rumore.

spiegate, su.

14 luglio 2008

è questo che siamo.


all'inizio c'ero io con un accappatoio bianco sul quale c'era ricamato con filo azzurro il numero 1318. ai piedi delle infradito azzurre, sotto l'accappatoio soltanto un boxer da bagno, anch'esso azzurro. seduta al tavolo con me c'era la mia signora, anche lei con addosso il fottuto accappatoio bianco, solo con un numero diverso: 3584. non eravamo i soli: tutto attorno c'erano decine di persone, tutte di bianco vestite e infraditate. mangiavano frutta fresca e bevevano tisane al tiglio e alla calendula. e avevano tutti un'aria rilassata, anche troppo. li avresti detti reduci da una lobotomia, piuttosto. mi guardavo attorno e aspettavo il momento in cui la voce del grande fratello avrebbe pronunciato con voce decisa il numero dei prescelti. "fratello 2584, vieni avanti, tocca a te". in realtà non c'era nessuna voce, e non c'era nemmeno bisogno di andare in giro in fila, uno dietro l'altro, ognuno con la mano destra sulla spalla destra dell'altro. ero semplicemente alle terme.

ora, io ho sempre pensato che le terme fossero roba da donne, vecchi e metrosexuals. e in effetti mentre il sedicente fabio mi massaggiava la schiena sconfinando pericolosamente sul mio sederino coperto da un inquietante tanga usa e getta, per un attimo ho stretto le chiappe. "rilassati, caro", mi ha detto lui, ma io mi sono tranquillizzato soltanto quando si è iniziato a parlare del mercato della juventus. massaggio a parte, alle terme paghi un sacco di soldi per stare nell'acqua calda a farti diventare le mani rugose, per sudare come un maiale in saune a 70° e per fare le bolle in vasca. però devo riconoscere che la cosa ha il suo perché. ad un certo punto mentre me ne stavo seduto su una poltrona che sparava getti d'acqua a 15 atmosfere con la vista sul monte bianco ho pensato che mancava soltanto una cannetta nella mano destra e un whisky e cola nella sinistra. io il paradiso me lo immagino più o meno così.

dopo una giornata intera di relax, però, avevo il karma un po' squilibrato, così siamo andati ad ingollare un migliaio di calorie al mc donald's, dove metto piede una volta ogni 5 anni e ogni volta mi ricordo perfettamente perché sono passati 5 anni. il crispy mc bacon ha in breve spazzato via le tossine lasciate dalle tisane e dalla frutta, la birra ha fatto il resto e mi è tornata in fretta anche la voglia di bestemmiare. ero pronto ad affrontare i massimo volume.


e qui il karma si è arrotolato su sè stesso una volta per tutte. l'attacco con atto definitivo e il primo dio mi ha messo i brividi, e giuro che non era la zibba che aggrediva il parco della pellerina. è che è stata l'occasione definitiva per comprendere quanto mimì e soci abbiano ridisegnato la mia geografia adolescenziale. avevo 16 anni e divoravo lungo i bordi. lo ascoltavo per pomeriggi interi, e immaginavo di scrivere una canzone su di me che ascoltavo fuoco fatuo davanti allo specchio di camera di mio fratello, mentre mi muovevo al suono delle chitarre elettriche, ecc. ecc. era bello avere 16 anni nel 1995. cioè, era una merda, intendiamoci. il liceo, le sfighe, il resto. però non sapevi ancora quello che sarebbe venuto dopo. e avevi l'occasione di scoprire i massimo volume e di comprare i loro dischi il giorno che uscivano. e non era poco. e devi averli ascoltati proprio bene, se ti ricordi perfettamente il primo dio a memoria (e no, non era prévert, era sempre rimbaud).

sul finire del concerto iniziano a scendere le prime gocce, ma in fondo chi se ne frega. chi se ne frega pure di patti smith, chi se ne frega degli afterhours. chi se ne frega se sarà l'ultimo concerto dei massimo volume o se seguiranno altri dischi, altri concerti, altre robe. per il momento va bene così, ci siamo presi quello che ci spettava:

qualcosa sulla vita. seychelles '81. il primo dio. senza un posto dove dormire. ronald, tomas e io. fuoco fatuo. altri nomi. la notte dell'11 ottobre. atto definitivo. la città morta. dopo che.

in rigoroso ordine sparso.

il resto. il resto non conta. è solo acqua sulla pelle, calda o fredda che sia. è solo musica che dimenticheremo presto.

[video] massimo volume - dopo che (torino, 12 luglio 2008)

02 luglio 2008

silent disco is the soundboy punishment: appleblim + shackleton in piazza vittorio



nel mio percorso di lento e costante scivolamento verso i recessi dell'umanità, un bel momento mi sono ritrovato a lavorare in una cantina del centro con le finestre sprangate. ogni volta che dobbiamo pisciare dobbiamo uscire per addentrarci in una turca malarica in mezzo al cortile del palazzo. sono talmente contento di stare qui che una volta appurata l'assenza di uscite di sicurezza mi è balenato nel cervello il desiderio che venisse un incendio doloso a bruciarmi vivo. le mie colleghe mi criticano sempre per delle robe che non ho fatto o che le ho fatte sbagliate o perchè lavoro con le cuffie in testa e non sento cosa mi dicono o fingo di non farlo e in generale mi disprezzano per via del mio totale disinteresse nei confronti di qualunque roba che mi capiti sullo schermo del computer. l'unica roba che mi piace di venire a lavorare è che quando combino qualche cagata almeno mi ritrovo con una scusa buona per bestemmiare, perchè altrimenti mi tocca passare le giornate a bestemmiare senza motivo. quello che invece non mi piace è il rancore che mi serba la gente quando lavoro male, gli sguardi colmi d'odio, i silenzi colpevolizzanti, i sorrisi di complicità o quelle battute ridicolizzanti che ti ricollocano immediatamente sul fondo della piramide sociale,tra gli scarti di lavorazione del capitalismo. prima quando ero giovane pensavo che non avrei mai combinato un cazzo perchè ero troppo bravo o troppo poco raccomandato per essere apprezzato o considerato da qualcuno. adesso invece sto iniziando a convincermi del fatto che non combinerò mai un cazzo perchè sono troppo stupido per capire quello che mi dicono di fare. mi manca quella capacità di immedesimazione in questo contesto in cui dei gesti inutili come rispondere al telefono o archiviare un dato sono delle robe di cui gli frega davvero qualcosa a qualcuno. a me vedere questa gente che si interessano di queste stronzate qua all'inizio li stimavo per la loro dedizione. poi dopo quando ho visto che volevano che m'interessassi anch'io ci son rimasto male perchè purtroppo non sono niente portato per lavorare. ci saranno al massimo tre o quattro cose che io sono portato per, tipo il bere, il futbol e ascoltare la musica. allora alla fine sono stato tutta la giornata ad aspettare che finisse la giornata così almeno mi potevo andare a vedere Shackleton e Appleblim che suonavano in piazza. siccome era una roba che l'avevano organizzata degli architetti non è che potevi ascoltarti la musica normalmente. ti davano delle grandi cuffie senza il filo che dovevi mettertele in testa e ascoltarci la musica dentro ballando nel silenzio generale. perché praticamente adesso che lavoro anch'io nel settore degli eventi ho capito subito che più fai delle robe stronze e più loro ti danno i soldi per farle. tipo vanificare tutto l'immane potenziale sonoro di Shackleton e Appleblim impedendo ai loro bassi di disperdersi nello spazio mi sembra proprio il tipo di puttanata per cui potresti convincere un assessore a staccare degli assegni. Comunque Shackleton e Appleblim sono stati molto bravi. a me personalmente mi è piaciuto di più Appleblim, che ha fatto girare tutto il tempo i suoi dubboni ancora grondanti di acetato con l'etichetta bianca scritta col pennarello. a un certo punto volevo tramortirlo per portargli via quello con dentro un pezzo bellissimo di Pinch che si chiama Wonky Bleep e che vaffanculo se riesco a trovarlo da qualche parte. quando hanno finito sono andato da Shackleton e Appleblim e gli ho fatto i complimenti per tutto quel dub che mi hanno spinto nelle cuffie. io per me se avessi delle cuffie che mi buttano Shackleton e Appleblim tutto il tempo nelle orecchie sarei a posto così, senza bisogno di rivolgergli la parola a nessuno, che tanto quando la gente mi rivolge la parola mi danno solo fastidio. C'erano lì dei miei amici, GG Garella e Bat Fabio e Dj Danilo e la ragazza di Dj Danilo e perfino BobMoz, il lucidissimo ritrattista del degrado fisico e morale di una generazione. ci siamo ritrovati nella piazza e dopo un rapido consulto abbiamo concluso che l'unica soddisfazione nella vita è bersi dei negroni il martedì sera e il giorno dopo andare a lavorare con la lingua di fuori. poi a un certo punto GG Garella si è fatto esplodere addosso un bicchiere di birra e lì ho capito che la serata stava intraprendendo la sua parabola discendente. allora ho fatto su la baracca e i burattini e sono andato a pisciare in un cantiere. io a pisciare nei cantieri personalmente mi sono sempre trovato bene. voglio dire, è vero che è un posto di lavoro e che bisognerebbe aver rispetto per quelli che ci vanno a lavorare dentro il giorno dopo, però è anche vero che per dire se io domani mattina vengo in ufficio e me lo trovo tutto pisciato sono solo contento.

[podcast] appleblim rinse fm podcast

[free mix] dst skull disco mix

BONUS!

[RA podcast] Appleblim Resident Advisor Podcast (splendido! scaletta molto simile a quella di martedì sera. da scaricare assolutamente - previa iscrizione a RA)


la foto di DJ Scum è a stata scattata da BobMoz