27 giugno 2008

tentativi di dimenticare l'europeo, vol.1

1° luglio, piazza vittorio, torino. silent disco (un nome figo per dire che ti danno le cuffie per ascoltare la musichetta) con appleblim & shackleton della skull disco. che poi oggi è il compleanno di dj stefano, che per l'occasione ha promesso di offrire da bere a tutti quelli che passeranno di lì spacciandosi come lettori assidui di hww. quindi vedete voi.



[mp3] bonus track: process june dubstep mix

14 giugno 2008

picture me rollin: dj scum goes to hollywood


E’ la seconda volta quest’anno che vado via senza DJ Enzo. Sulla strada per l’aereoporto mi stavo giusto chiedendo, chissà come farò senza un erotomane alcolizzato al mio fianco? Invece il mio vicino di posto si rivela essere un muratore iraniano che inizia a molestarmi per impossessarsi della pagina sportiva del mio USA Today. Calcolando che USA Today totalizza circa 6 pagine e che il nostro volo durava undici ore e mezza, secondo me poteva anche aspettare che finissi di leggerlo, comunque gli mollo il giornale basta che stia zitto, invece lui si prende il giornale e tanto per rompere il ghiaccio mi chiede se in Italia c’è figa. Io per non sembrare sgarbato gli chiedo anch’io com’è la situazione figa in Iran, ma a giudicare dalla quantità di testosterone che obnubila la mente di quest’uomo dopo tre settimane di visita al suo paese natale devo dedurre che sia una roba abbastanza tragica. Il periodo di castità e analcolismo sembra aver agito su di lui come una fionda pronta a lanciarlo tra le braccia degli stravizi: mi racconta che sei ore prima si era preso un'aspirina e adesso vuole sapere se gli succede qualcosa bevendosi una birretta sopra l'aspirina. Io gli dico che non lo so e che non sono mica un dottore ma lui insiste e mi chiede di affidarmi al mio buonsenso, forse già sapendo che proprio il buon senso in materia di morigeratezza alcolica è da sempre il mio cavallo di battaglia. Infatti gli dico che secondo me una birretta può bersela tranquillamente, e allora lui fanculo l'aspirina e ordina due heineken, una mezza di vino rosso e due creme al whisky, venendo anche redarguito dalla hostess che gli fa presente che nel prezzo del biglietto di classe economica non era incluso l’open bar. A questo punto rimaneva solo un altro argomento sul quale posso dirmi vagamente competente, allora inizia a interrogarmi sul futbol e per le restanti dieci ore mi chiede cosa ne penso di tutti i calciatori che gli vengono in mente, da Adebayor a Zenden. Mi ero portato nel bagaglio a mano tutta la bibliografia di James Ellroy da rileggermi nel viaggio e invece ho dovuto passare tutto il tempo a discutere degli alti e bassi della carriera di Diego Forlan.
Con un palo in culo così di fianco ho fatto fatica a compilare quel modulo che ti danno per entrare negli Stati Uniti, quello dove ti chiedono se sei un genocida o se stai importando degli animali selvatici. A un certo punto è diventato un incubo perchè continuavo a sbagliare a scrivere e ho dovuto chiederne uno nuovo e ho sbagliato di nuovo a scrivere finchè alla quinta volta che sbagliavo a riportare la data di nascita la hostess mi ha detto che forse mi negavano il visto perchè ero troppo stupido per entrare negli Stati Uniti. Invece sorprendentemente nonostante che fossi stupido e nonostante che avessi un iraniano come migliore amico mi hanno fatto entrare lo stesso senza neanche guardarmi addosso. Una roba che mi ha fatto rimanere male perchè certe volte faccio più fatica a entrare quando vado a ballare.


Mi sono voluto concentrare su questa parte iniziale del viaggio perchè nei seguenti sette giorni sono fondamentalmente rimasto in albergo a bermi delle birre guardando le partite dei Lakers per televisione. Le birre me le sono procurate setacciando tutti i liquor stores di Korea Town, il posto dove mi avevano messo in albergo. I liquor stores sono dei posti che te quando entri dentro ti senti veramente parte della schiuma del mondo. Per quello che ho capito io sono gli unici posti dove riesci a comprare della roba da bere in tutta l'America. Solo che quando sei dentro ci sei solo te e delle muraglie di bottiglie di vodka scadente e un commesso che ti guarda da dietro a un bunker di plexiglass attraverso il quale devi faticare come un asino per spingergli i soldi dentro. Sono quei posti dove di solito nei film entra qualcuno con la calza in testa e il fucile a canne mozze in mano e una volta che hanno inquadrato l'impenetrabilità del plexliglass e l'inaccessibilità del registratore di cassa gli fanno saltare il cervello all'unico avventore del negozio. Per questo dopo un paio di giorni che giri per l'America incominci a pensare a quest'immagine del tuo corpo sul pavimento con disegnata intorno una sagoma di gesso.

Poi niente, praticamente mi ero prenotato una macchina da affittare ma tre giorni prima di partire mi sono accorto che avevo la patente scaduta da sei mesi. Quindi son dovuto andare a piedi, solo che Los Angeles è il tipo di città che quando provi a camminarci dentro è capace di farti sentire una merda come poche altre robe al mondo. Te sei lì che cammini sotto il sole della valle della morte e dopo alcuni chilometri che cammini incominci a capire che non arriverai mai da nessuna parte. Rimani lì, sudato come un maiale, sul ciglio di queste strade enormi sotto delle palme altissime mentre di fianco ti passano delle macchine di grossa cilindrata guidate da delle persone bellissime coi lineamenti distesi dall'aria condizionata e dalla consapevolezza del galleggiare all'interno di una specie di paradiso terrestre dal quale tu sei inesorabilmente escluso eppure ti accontenti anche solo di poterlo stare a guardare.



Poi a un certo punto mi è toccato anche di andare a lavorare e mi hanno portato dentro a degli uffici che erano più belli e più preziosi della maggior parte dei musei che ho visitato nella mia vita. La gente a Los Angeles fa dei lavori talmente belli e talmente importanti e talmente qualificanti del loro essere nel mondo che tu ti vedi costretto a fare il possibile per nascondergli il fatto che sei arrivato lì in virtù di un contratto a progetto scaduto tre settimane prima di quel momento. E fai finta di essere importante anche te, perchè Los Angeles è un posto che secondo me al primo sintomo di debolezza ti mangiano vivo e tra l'altro fanno solo bene perchè se te non conti un cazzo è giusto che soccombi.

Allora a un certo punto mi sono dovuto togliere la maglietta dei Cramps e mi sono messo la camicia e la giacca e ho incominciato ad arraffare libri e a innamorarmi di alcune agenti letterarie bellissime sorseggiando dei jack and cola, che sarebbero come dei whisky and cola con l'acqua tonica al posto della coca cola che però sono pieni di ghiaccio e dopo due minuti che te li mettono in mano diventano una pappetta insapore e analcolica che te praticamente sei obbligato a ordinarne degli altri ogni cinque minuti nonostante che vengono via a sette banane al colpo. Morale della favola arrivano le due di notte e tu ti ritrovi povero e sobrio, senza contare il fatto che hai incontrato decine di persone più giovani di te che fanno dei lavori ai quali a te non è concesso neanche solo di ambire.
A quel punto lì non ti resta che tornartene in albergo col miraggio delle tue birre imboscate del frigo bar, previo puppamento del taxista somalo che ti millanta le meraviglie della Los Angeles notturna affermando che al venerdì sera a Hollywood "you can get free pussy. (You get pussy and you don't even have to pay for that!)". Calcolando però lo sbattimento che mi sarebbe costato far finta di essere un noto produttore europeo alla ricerca di attrici esordienti ho preferito lasciar perdere e passare il venerdì sera da solo a fumarmi delle sigarette alla menta di una marca che una volta avevo visto uno che le fumava per televisione.


[diapositive] straight outta vanchiglia - dj scum goes to hollywood e si fa le fotografie con l'autoscatto

[video] 2pac - picture me rollin'


11 giugno 2008

Blood of a Slave - Heart of a King


Bene. Direi che adesso che sono finiti gli europei di calcio possiamo tornare a concentrarci finalmente sulla musica, argomento sul quale siamo forse leggermente più competenti, soprattutto viste e considerate le infami formazioni pubblicate qui sotto da DJ Enzo, che si è dimostrato un tristissimo epigone donadoniano sempre pronto ad avvallare e difendere a spada tratta le scelte del tecnico, un fervente sostenitore della permanenza in campo dei tre centrocampisti più sboffi e sfiniti del campionato italiano che si è presentato a casa mia riempiendomi il frigo di una dolciastra birra australiana del colore dell'esame delle urine, lanciandosi in una serie di considerazioni tattiche degne di un uomo che (ricordiamolo) ha ammesso candidamente di non saper distinguere la destra dalla sinistra e ha dimostrato di non conoscere le posizioni in campo abituali di Maggio e Molinaro. Infatti secondo me se abbiamo perso è tutta colpa di DJ Enzo e del suo plaudire la presenza in campo di un attaccante da Coppa Uefa come Totò Di Natale.
Ma veniamo alle sempre più rare e sparute soddisfazioni che riesce a darmi la vita in questi giorni lugubri, come questo mixtape di Nas, peso massimo del rap newyorkese che ritorna in scena dopo avere decretato l'anno scorso la morte dell'hip hop. Ammetto che io e Nas ci eravamo un attimi persi di vista e ammetto di aver lungamente e colpevolmente trascurato la sua discografia, essendomi sempre limitato a venerare il suo disco d'esordio (Illmatic, 1994, una delle mezz'ore di musica più eclatanti che mi siano capitate nelle orecchie) e ignorando sistematicamente tutto il resto. Questo manipolo di pezzi sparati da DJ Green Lantern consegna invece un MC in forma campionato, uno dei più convinti e convincenti innalzatori del vessillo di Obama che in questi ultimi tempi si è consumato le corde vocali dividendosi tra i microfoni delle radio e quelli dello studio di registrazione per sostenerne la candidatura.
Hero è un singolo devastante, capace di coniugare tutta l'enfasi, la potenza e la rapidità di esecuzione che si richiedono a un pugno assestato per fare del danno, metafora pugilistica ispirata dall'ascolto di Legendary (Mike Tyson), altro picco di gradimento del nastro insieme a Black President e Association (microfono in comproprietà con Stic Man dei Dead Prez).

[mixtape] nas - the nigger tape

[link] un posto in cui si parla di calcio con grande competenza ed eleganza, infatti DJ Enzo non ha passato la selezione all'ingresso

04 giugno 2008

qui vorrei un titolo brillante come "reservoir coqs", ma mi sa che non mi viene

facciamo pure finta di niente, ma sabato iniziano gli europei, quella manifestazione che ci fa dimenticare di essere tutti fratelli della grande europa. ad esempio, cos'abbiamo in comune noi e i francesi? ok, siamo inseriti nello stesso girone del cazzo. ok, donadoni e domenech se la giocano in simpatia. aggiungiamo qualcos'altro. i simpatici guaglioni di les cahiers du football giocano a fare i domenech e a compilare formazioni. prime scelte, seconde scelte... fino alla formazione x. possiamo noi essere da meno? proprio no. e dunque andiamo.

italia 1

praticamente la stessa formazione del 2006, con le eccezioni di totti e cannavaro (insomma, niente di che), mentre panucci ha soffiato il posto a grosso. il ricambio generazionale non esiste, tanto che a destra la new entry è il 35enne panucci mentre di natale è un baldo 30enne. chiellini al centro della difesa non è una previsione, è una disperata speranza, così come materazzi non è una disperata speranza ma una scelta obbligata, anche se io matrix lo vedrei sempre bene seduto in tribuna a contarsi i tatuaggi.


italia 2

e via con le simulazioni. il valore della coppia centrale difensiva è tutto da dimostrare, così come le due corsie laterali. al centro del campo però c'è il giusto mix di legna e goniometro e in attacco ci sono 40 gol in due nella passata annata, vedete voi.


italia 3

il gioco inizia a farsi difficilotto, specialmente in difesa dove non è che stiano venendo su proprio dei fenomeni. cioè, se sulla destra sono costretto a chiamare comotto vuol dire che siamo proprio messi male. però in compenso sulla destra c'è quel bel giocatorino di pasqual che prima o poi diventerà il fenomeno che prometteva di essere, mentre al centro della difesa fa capolino l'idolo legrottaglie, che da quando scopa meno e prega di più è un altro giocatore. in attacco l'adorato giuseppe rossi (troppo giovane? ma va), sperando che cassano non lo mandi a fare in culo già al fischio d'inizio.


italia 4


una formazione che si basa sul 41enne fontana, uno che più invecchia più diventa un fenomeno. donadel e foggia in nazionale ci arriveranno prima o poi, basta aspettare che compiano 40 anni pure loro. in difesa a questo punto si inizia veramente a pescare nel torbido, mentre in attacco ci si permette di buttare dentro iaquinta dando fiducia a miccoli, uno che sa giocare a pallone come pochi ma che ormai raramente si ricorda di farlo.


italia 5

oh, siamo italiani, quindi i giovani se ne stiano a casa loro. però come quinta scelta ci si può anche permettere di fare follie. il trio giovinco-rosina-balotelli visto in prospettiva, poi, secondo me è roba da sogni bagnati, sempre se rosina la smette di giocare una partita sì e 13 no.


italia x


e per finire, l'italia di quelli che avrebbero voluto esserci e non ci sono, di quelli che ci sono stati e non ci sono più, di quelli che forse avrebbero meritato di esserci, di quelli che ci sono e non si capisce il perché.

22 maggio 2008

cronaca di un matrimonio annunciato

[disclaimer: lo so che è passato un po' di tempo dall'evento, ma ho avuto bisogno di tempo per metabolizzare]

indulgendo sul sentimentalismo, potrei dire che io quest'uomo l'ho visto nascere. blogghisticamente parlando, ovvio, così come lui ha visto nascere me. potrei riportare i primi timidi commenti (miei e suoi) di quasi 5 anni fa, potrei andare a ricordare i primi incontri e poi gli altri, molti nel segno del san simone, tutti nel segno dell'alcolismo. ma suvvia, siamo uomini eterosessuali di un certo livello e allora al bando queste robette.

per farla breve benty (in greco βεντυ) si è sposato e ha pensato bene di invitarmi al suo matrimonio. a dirla tutta era stato invitato anche dj stefano, che tuttavia ha gentilmente declinato l'invito adducendo domande pretestuose del tipo "ma come ci arriviamo in grecia? ma quanto tempo ci vuole? ma poi lì si beve? si fa tardi? e se poi mi sento male? non è che poi cado dal traghetto e annego? e se mi si rovina la maglietta da turbonegro?". insomma, le solite cose che fanno di dj stefano una persona difficile da stimare.

comunque ho dato le spalle a dj stefano e me ne sono andato in grecia con la mia dolce metà. tralascio i primi giorni (ma al prossimo che vi dice che la valle dei templi fa il culo all'acropoli non dategli dello sporco nazionalista) e passo direttamente a raccontare i meravigliosi giorni salonicchesi.

day 1 - the bachelor's party

benty è in forma splendida quando viene a recuperarci alla stazione di salonicco (θεσσαλονίκη), mica lo diresti che ha dormito un paio d'ore scarse e ha ancora un tasso alcolico degno di un fornelletto da campeggio. per renderci subito simpatici agli occhi della sposa ci porta a salutarla mentre sta ancora dormendo, una roba che ovviamente chiunque apprezzerebbe. vabbè, diciamo che sapeva pure lei a cosa andava incontro quando ha deciso di condividere il letto con uno che le si è presentato dicendo sai, ho un blog, forse ne hai già letto in giro e aggiungendo subito dopo ti ho mai raccontato del perché il caffè greco è così caro?

comunque abbandoniamo la dolce sposa e ci trasferiamo nella prestigiosa colombo, la mitica scuola fondata dal nostro eroe, che si occupa essenzialmente di esportare nella terra di platone i migliori prodotti della nostra cultura, nella fattispecie i dipinti di botticelli e le canzoni di laura pausini. il tempo di appoggiare a terra le nostre cose ed ecco che benty è già scomparso, lanciato per le strade di kalamariá (καλαμαριά) a cercare di tenere traccia di enormi pacchetti di parenti e amici sparsi per il mondo e tutti convergenti verso la macedonia (μακεδονία). posso testimoniarlo: benty ha passato 3 giorni morbosamente attaccato al suo cellulare, in uno sforzo organizzativo disumano. il tutto senza mai perdere il sorriso e bestemmiando anche piuttosto poco. oddio, almeno secondo gli standard ai quali ero abituato. vabbè, non divaghiamo. dopo una rapida visita di salonicco, ricevo un sms: già mangiato? venite in taverna con noi? messa così sembra una roba semplice, tipo 2 olive, un'insalata e un caffè greco (di quelli con i quali ti fumi 3, 4, anche 5 sigarette, per intenderci). e invece no: ci accoglie la famiglia bentivoglio al gran completo e una cena che ancora adesso mi capita di ruttare all'aroma di melitzanosalata (μελιτζανοσαλάτα). spaziale. ma per benty non è il momento di riposarsi: c'è il bachelor's party a reti unificate al flou e in quanto secondo miglior dj di italia (indovinate chi è il primo) tocca a lui aprire la residenza. a lui e a tolis, il secondo miglior dj di salonicco (indovinate chi è il primo) nonché l'amico alcolico che ogni dj vorrebbe avere al suo fianco. altro che dj stefano. tolis mi insegna un po' di parolacce in greco (άντε γαμήσου!) e io per riconoscenza gli insegno a svuotare la pista nel giro di sole 5 canzoni. intanto dj benty dà il meglio di sè proponendo una selezione asciutta ed elegante (notevole il finale con tocca qui, contratto per karelias e el pube) che il pubblico dimostra di apprezzare a dovere, non foss'altro per l'imbarazzante numero di shottini ingollati. si chiude il flou all'alba, si va a mangiare robe che non ricordo e si va a dormire.

day 2 - the day after
capisci di essere invecchiato quando fatichi a carburare dopo una serata come quella del flou. io sono vivace come materazzi dopo il rigore sbagliato contro il siena, la mia signora appena meglio ma siamo comunque al minimo sindacale. ovviamente tutto questo non riguarda il mastino di fabriano, che si fionda in casa con circa mezz'ora di sonno alle spalle ma con una energia che lascia basiti. ci porta in dono il berna e michele, amici dello sposo che in breve prendono possesso delle due restanti suite imperiali dell'hotel colombo. usciamo con michele determinati ad andare in spiaggia, ma le persone alle quali chiediamo informazioni decidono che la loro quota giornaliera di buone azioni è già superata. ci indicano dunque un tratto di mare molto intimo: ci siamo noi 3 e qualche siringa. decidiamo allora di dedicarci alla píta gýros (γύρος) che ci dà ben altre soddisfazioni. la sera poi, per non sbagliare, si mangia. il testimone dello sposo juan, spagnolo ampiamente inserito nel tessuto sociale salonicchese, decide infatti di preparare paella di pasta per una mandria di 40 italiani, una roba semplice semplice. tutto perfetto, solo che la serata di prima continua a farsi sentire ed è tutto un susseguirsi di sguardi liquidi e birre piccole, giusto per ricordare il sapore. anche l'aitante michele, reduce da un viaggio terrificante (amsterdam-fabriano-salonicco in poco meno di 24 ore) molla il colpo: cinque minuti prima di viene da invidiarlo per il suo essere in forma eccellente, poi si assenta un attimo e non si vede più. lo ritroveremo qualche ora dopo collassato su un'amaca. ha ceduto anche lui, per fortuna.

day 3 - the wedding
ci sveglia benty, portandoci la colazione. continua a sorridere e a dissimulare freschezza e un sorriso a 46 denti, ma se lo guardi bene lo capisci che dietro quella maschera si nasconde una larva che non chiede altro che un letto. un letto vero, non il divano dove lo costringe a dormire la sposa, che con la scusa del oh, io sono la sposa, devo riposarmi! ha brutalizzato il mio amichetto per le 7 settimane precedenti il matrimonio, obbligandolo a dormire sul divano. però pare che benty russi, quindi tutto è giustificato: gli uomini che russano andrebbero abbattuti tutti, mica come me che quando dormo emano una dolce musica di carillon. comunque, finalmente, abbiamo modo di renderci utili: io, la signora e berna abbiamo il delicato compito di tradurre e stampare il testo della cerimonia, dall'inglese all'italiano. un compito che pare facile facile e che invece si trasforma in un'odissea: la traduzione si trasforma in una vera e propria guerra semantica, gli internet point e le copisterie non si trovano. senza contare che c'è chi insiste per fare shopping: mica è colpa mia se trovo delle meravigliose gazelle (le 15esime della mia vita, credo) granata e azzurre ad un prezzo ridicolo. per non farci mancare niente pranziamo in un posto talmente tipico che non ti danno il piatto, si mangia sulla tovaglia. ci spertichiamo in commenti del genere tipicissimo! folkloristico abbestia! questa è la vera grecia!, ma chissà cosa commentavano quelli del locale di noi talmente fessi da mangiare l'insalata direttamente dalla tovaglia. vabbè.

di corsa verso casa con il prezioso manoscritto, fa un caldo porco. io mi ritrovo di fronte ad un bivio: avendo dimenticato le scarpe serie nere sul tavolo di casa in italia, cosa abbinare al mio delizioso vestito iena style? clarks marroni? no, dai. infradito? troppo freakkettone. e allora vai di fantasia: le mie nuove gazelle faranno la loro porca figura, dando l'impressione che io abbia carattere e stile da vendere. forse qualcuno l'avrà pure pensato, ma penso che molti mi ricordino come il coglione con il vestito da becchino e con quelle scarpe ridicole. cerimonia in comune sobria e incomprensibile (oh, ci siamo sposati, esclama ad un certo punto benty per risvegliare i convenuti dal torpore facendoli sciogliere in un applauso liberatorio) poi il solito riso sugli sposi e via verso il ristorante, costruito direttamente sulla spiaggia in barba a qualunque piano regolatore.

qui lo capisci subito che finisce male: l'aperitivo è a base di whisky, gin e altre robe al di sopra dei 30°. non credo di aver mai bevuto un whisky e cola a quell'ora, per dire. inevitabile che alle 21 tutti siano ampiamente ubriachi a ballare rembetika (ρεμπέτικο) e urlare bacio! bacio! agli sposi grosso modo ogni 180 secondi. anche io inizio a perdere contatto con il mio cervello e allora sfido tolis a gara di bestemmie e robe così, mentre appena posso dimostro la mia meridionalità abbracciando chiunque, benty in primis. tutto fila liscio finché non incrocio nuovamente tolis, con il quale si inventa un gioco carinissimo: offrire a chiunque ci capiti per le mani shottini di jack daniel's, ovviamente bevendo anche noi con il malcapitato. ci divertiamo un casino, solo che al settimo/decimo shottino io inizio a ricordare proprio poco. so solo che hanno tutti iniziato a ficcarmi in bocca pezzi di pane per ridurre la sbronza e poi che mi hanno infilato in un taxi e portato a casa, non prima (forse) di aver salutato tutti quanti.

day 4 - the worst hangover ever
sveglia. valigie. mal di testa. ordine in stanza. mal di testa. scritte simpaticissime sulla lavagna. mal di testa. taxi. aereo. mal di testa. casa. mal di testa. mal di testa. mal di testa.

20 maggio 2008

giusto perché non crediate che siamo morti

poteva il dubstep essere affare soltanto di ragazzini scostanti e di niggaz incazzati? grazie a dio no. grazie di esistere, vaccine.

[mp3] vaccine - fever (high grade mix)

17 aprile 2008

It's a story of a photographer who goes completely insane trying to get a closeup photograph of the horizon


Il venerdì come calcio d’inizio è venuto a cena Dj Enzo con la sua bottiglia di vino che ce la siamo bevuta mentre ci mangiavamo delle patate riempite col loro stesso ripieno e dopo abbiamo preso, siamo venuti via e abbiamo incominciato a scarpinare per il centro abbeverandoci a tutti i banconi che abbiamo trovato tra piazza vittorio e piazza castello fino a quando non siamo entrati dentro il posto dove dovevamo andare, un posto che da ragazzino Dj Enzo ci andava a limonare e che adesso invece gli hanno cambiato il nome tante di quelle volte che la gente se lo sono dimenticato tutti e quindi qui dentro non ci trovi più nessuno da limonare e rimani in piedi in mezzo alla pista semideserta con la lingua che mulina nel vuoto oppure ficcata dentro un bicchiere di whisky e coca che hai pagato come una tanica di benzina e quando incominciano Los Hermanos li sentiamo un po’ e dopo mi viene voglia di fumare e andiamo fuori dalla porta abbandonata dove ci possiamo mettere a fare i cretini vicini alle transenne selezionando la gente all’ingresso che ci scambia per i buttafuori e nel frattempo ci ha raggiunto la nostra editrice ansiosa di vedere all’opera i suoi editorialisti migliori e a quel punto inizio a domandarmi se non sia il caso di coprirsi di ridicolo di fronte a questa persona che incontro per la prima o la seconda volta e mi appoggio a una transenna solo che la transenna non tiene e allora volo giù sull'asfalto bagnato in mezzo alla strada insieme alla transenna ma per fortuna mi tiro su veloce appena in tempo appena prima che arrivino i buttafuori a brutalizzarmi come fanno di solito loro con gli ubriachi, e Funk ‘d Void invece di dispensare la stessa morfinica deep house del suo ultimo mix album la butta anche lui sul discorso techno essendo in fondo questo il tema della serata e infatti balliamo lo stesso volentieri, io e dj enzo facciamo i cretini davanti all’obiettivo di un bob moz stranamente e spaventosamente sobrio e quando ormai sentiamo lo stomaco bucarsi camminiamo sul bagnato in direzione del nostro abituale panino con salsiccia delle sei del mattino con dentro tutte le salse che si mischiano alla pioggia che cadendoci addosso mentre barcolliamo riesce a conferirci quell’aspetto ancora più subumano e dj enzo che non è in condizione non dico di guidare ma neanche di camminare me lo lascio collassare in casa e al mattino ci svegliamo con la promessa di trovarci sulle sedie del Bar Fuego per vederci il big match e berci un paio di birre ma quando arriva il calcio d’inizio DJ enzo non c’è ancora perchè aveva perso conoscenza alle quattro del pomeriggio e si era dimenticato di svegliarsi in tempo, per fortuna qui di fianco c’è il mio amico d’infanzia che mi accompagna sempre quando vado a vedere il futbol al Bar Fuego, che è un bar dove tutto il futbol che abbiamo visto quest’anno non abbiamo mai perso, infatti vinciamo di rimonta buttandoglielo nel culo al berluscazzo che per quanto avrà goduto un paio di giorni dopo secondo me questa dimostrazione di superiorità morale gli ha fatto un male della madonna e forse avrà capito che alla fine c’è un limite anche al suo delirio d’onnipotenza perchè puoi anche comprarti l’italia ma quando tu e quella tua banda di stronzi venite a torino alla fine sono cazzi anche per voi, soprattutto fin quando batterete la testa contro la nerchia d’acciaio di Momo Sissoko, che gli bastano uno sguardo e una falcata per ristabilire le gerarchie in mezzo al campo, per non parlare dell’esultanza infantile e gioiosamente scomposta di Brazzo Salihamidzic che mentre corre verso la bandierina con quel volto distorto dal godimento che gli campeggia sul testone incollato alle spalle senza passare dal collo, quello lì è stato un momento che ti giuro mi sono quasi commosso, un giocatore così non so dove cazzo è che l’abbiamo trovato ma è qualcuno di quei giocatori che per quanto sono mediocri e per quanto nonostante tutto riescono a cambiare il corso delle partite, guarda, Brazzo è una di quelle persone che quasi quasi ti fanno pensare che alla fine qualcosa nella vita potrebbe combinarla anche uno stronzo come te, uno stronzo che il giorno dopo ha preso la macchina e ha fatto i chilometri per piantare la croce con quella cazzo di matita e poi si è svegliato, è andato a lavorare con addosso quel minimo di briciolo di speranza che magari da domani avrebbe mangiato qualche piattino di merda in meno e invece gli è toccato ricominciare subito a bere e per la cronaca non ha ancora smesso, sarà stato per colpa di quella manica di depravati che per andargli dietro a quel doppiomento vivente con gli occhiali mi hanno fatto scomparire il partito, andargli dietro a uno che candida delle schiere di cazzolici e imprenditori e figli di imprenditori e figli di troia di varia natura e poi alla fine si vergognava talmente tanto della gente di merda che ha messo in lista che ha buttato nella mischia pure un operaio, neanche fosse un cazzo di panda da guardare con ammirazione da lontano, molto meglio il berluscazzo, che almeno obbedisce soltanto a sè stesso, piuttosto che un uomo che il giorno che lo eleggeranno avrà talmente tanta di quella gente a cui obbedire che noi poveri stronzi col problema del lavoro di merda ci saremmo dovuti mettere in coda dietro ai cazzolici e dietro a confindustria e dietro gli imprenditori del nordest, un uomo che ha pure provato a farci convivere non dico con della gente che disprezziamo, ma a farci convivere con le cause stesse dei nostri problemi, come se non lo sapessimo che avrebbe prima di tutto provveduto a nutrire le cause per poi buttarci le briciole addosso a noi e ai nostri cazzo di problemi, farci credere che avrebbe fatto votare agli imprenditori una legge decente sul lavoro, farci credere che sarebbe stato per mano dei cazzolici che avremmo ottenuto lo stato laico che ci spetta, gli serbo un tale rancore a quell’uomo che non mi basta una vita per smaltirlo, gli serbo il rancore perchè con quell’ansia che aveva di corrergli dietro alla sua ambizione politica ci ha condannato non dico a un presente schifoso, che con quello avevamo imparato a conviverci da troppo tempo, ma ti ha strappato da davanti agli occhi pure le ipotesi del futuro, come se ti avessero oscurato l’orizzonte verso il quale stavi guardando, che va bene che era solo un cazzo di orizzonte e va bene che sopra l’orizzonte non ci ha mai messo le mani nessuno, però era lì che stavamo puntando e mi piaceva almeno di avere una direzione verso cui camminare, invece adesso ti sei svegliato un giorno e hai scoperto che te e tutti i tuoi amici non avete neanche più il diritto alla speranza del decoro, di segnare sul calendario la data del giorno che la smetterai di mangiar merda, tipo che sei arrivato a questo punto e scopri che te e tutti quelli come te avete finito di esistere, voglio dire, esisti pure, sia chiaro solo il fatto che da questo momento in avanti di te non gliene sbatte più un cazzo a nessuno.

[mp3] los hermanos - dazed and deceived

[video] Steven Wright

15 aprile 2008

io credevo che noi fossimo al 6%, almeno al 6%

dj stefano esce di casa convinto che la sinistra arcobaleno sia attorno al 5% e ha la faccia del lutto, perché per lui il risultato è un disastro. noi ne parliamo, ma evidentemente lui non ci sente, visto che solo a metà serata scoprirà che il 5% magari. io distribuisco cartoline della sinistra arcobaleno con mezza faccia di bertinotti dicendo una reliquia, l'ultima cartolina elettorale di fausto. lo dico scherzando e ridendo, mentre chiamo deni per chiedere se la sinistra arcobaleno è rimasta attorno al 3,5%. lui è chiaramente ubriaco, ma mestamente conferma, senza però dirmi che fausto si è dimesso. poi con i compagni di aperitivo ci dirigiamo allo united, dove va in scena il penultimo concerto degli isobel che hanno deciso di sciogliersi e di concedersi ancora un ultimo mini-tour prima di dire ciao ciao. per strada i ragazzi marocchini di palazzo nuovo provano a scherzare dicendo che hanno bisogno di vendere accendini per comprare il biglietto per casablanca, possibilmente già questa sera. allo united le facce tutto sommato sono sorridenti, si cerca di parlare il meno possibile di elezioni ma tanto sempre lì si va a finire. dopo il gruppo spalla salgono sul palco gli isobel ed è un gran concerto nonostante danilo poi sostenga "no, dai, siamo stati troppo freddi". intanto infilano in scaletta anche pitagora degli altro e io apprezzo assai. ma intanto anche gli isobel si levano dai coglioni, e questo non è bene.

insomma, gli isobel si sciolgono, il pd sarà il partito più a sinistra del nostro parlamento e bertinotti lascia. a questo giro il palo nel culo che ci hanno ficcato è di un diametro decisamente eccessivo. e lo so che la sinistra (e vaffanculo l'arcobaleno) ha un sacco di colpe, io stesso stavolta ho dubitato di votarla. però se hai scelto rifondazione da quando lo stato ti ha gentilmente chiesto di votare, bè, per te quel 3,1% è indubbiamente la fine di qualcosa.

tra qualche mese compirò 30 anni, la prossima volta che voterò per le politiche con tutta probabilità di anni ne avrò 34. dj stefano suggerisce che magari a quell'età saremo ricchi sfondati e voteremo a destra per difendere i nostri diritti. certo, come no. di sicuro bertinotti non ci sarà più (e non è nemmeno detto che sia un male), una sinistra chissà (e questo è di certo un male). per ora non c'è e sa il cazzo quando ci sarà di nuovo.

[mp3] isobel - by end

[mp3] altro - pitagora

01 aprile 2008

the devil, the afro warrior and me


proprio mentre provavo a fare il vitello grasso che torna a casa dal padre prodigo dell'indie mi è drammaticamente esploso in faccia diary of an afro warrior, uno degli album più attesi del 2008 nel panorama dubstep firmato benga. sinceramente non saprei bene cosa dire di questo disco: qui dentro c'è tanta di quella roba da convincerti a buttare al macero metà della propria discografia. sinapsi continuamente in movimento, battiti che non ti lasciano tregua e che ti chiedono più spazio di quello che avresti a disposizione. curioso che questo disco tolga spazio a quello dei notwist, che aspettavo da 5 anni con l'entusiasmo di un ragazzino. per non sbagliare mi ero promesso di non parlarne prima di una dozzina di ascolti, traguardo già ampiamente superato. neon golden è uno dei miei dischi della vita, the devil, you and me è invece un dischetto come ne escono mille altri sul mercato dell'indie. e non è un fatto di aspettative troppo elevate, nè di non riuscire più a essere così ghei. è un disco privo del tocco magico, semplicemente, una roba imperdonabile per i notwist.

ad ogni modo c'è sempre un tempo per perdonare. basti pensare che proprio benga sarà il protagonista del prossimo disco dei fratelli acher, in quello che potrebbe essere considerato il secondo episodio del progetto 13&god. praticamente come se ti dicessero che hayden panettiere sta per girare un porno con giovanna mezzogiorno.

[mp3] benga - e trips

[mp3] notwist - gravity