23 agosto 2007

stuck into the toilet/lost in the funhouse: the wrong guide to pukkelpop 2007 vol. 2

la sala stampa è un posto che ti squarcia un velo impietoso sul mestiere di giornalista, soprattutto musicale. sono una manica di bastardi fancazzisti senza futuro che passano le giornate seduti su delle sedie di plastica a ciucciare delle birre piccole e raccontarsi quante birre piccole hanno bevuto il giorno prima. questo i giornalisti uomini. le giornaliste donne loro invece vanno giù di vino bianco come se la vita fosse un unico grande aperitivo senza fine. l’unica cosa che gli schioda il culo da quelle sedie è che nella sala stampa non si effettua servizio ai tavoli. io e dj enzo ci siamo crogiolati per giorni in un ambivalente sentimento di disgusto e ammirazione nei loro confronti, poi visto che avevamo pagato le centocinquanta banane e che le birre gratis che ci erano state promesse non erano gratis neanche per il cazzo e che il materiale promozionale che ci era stato promesso si è poi limitato al solo accendino di dizzee rascal allora considerato tutto questo io sono andato a sentirmi qualche concerto. dj enzo invece ha preferito barricarsi nel cesso della sala stampa in aperta polemica con l’ufficio stampa del festival. i bonde do role sono dei bastardi pervertiti, i liars mi hanno raddrizzato la schiena a bastonate e hanno spazzolato via la mia immotivata diffidenza nei loro confronti. agli editors invece qualcuno deve avere provveduto a svitare i testicoli. sentiti un anno fa a torino mi avevano fatto impazzire di gioia, ma poi su molti gruppi inglesi si abbatte puntualmente la svolta arena-rock che aveva già provveduto ad affossare le carriere di band del calibro dei james. non che mi freghi un cazzo che ci sia gente la cui massima ambizione nella vita sia quella di diventare i nuovi U2, però personalmente lo trovo moralmente più riprovevole dell’andare a vendere caramelle all’eroina davanti alle scuole elementari. dizzee “lighter” rascal ha spaccato. dj cattivo e coppia di mcs motivatissimi che hanno aizzato il pubblico a spalmarsi contro un muro di beat ruvidi e flow alla velocità della luce. il suo ultimo maths and english è sempre un disco di livello, nonostante quest’anno sia stato sorpassato a destra da rules and regulations dei roll deep, la sua vecchia crew: un fottutissimo cubo di marmo nero del quale sollecito l’ascolto. se fossero stati in cartellone anche loro la fotografia sulla scena inglese sarebbe stata nitidissima.
dj enzo ha clamorosamente disertato il dancefloor. praticamente prima apre i blog di musica elettronica e poi costringe i presenti al triste spettacolo di lui che si dibatte tra i palchi dance e quelli rock, come un adolescente confuso sulla sua futura identità sessuale. è stato presto bollato come indie kid e nelle sue sporadiche puntate è stato bersagliato dalle occhiate di disprezzo da tutto il pubblico della boiler room, notoriamente composto da intellettuali di rango e fini cultori dello sperimentalismo elettronico. comunque deludenti le prime scariche di dance: dominik eulberg, sebastian, riton, pure i glimmers e tiga… tutti a pestare come dei dannati su quella cazzo di cassa senza farmi drizzare neanche un pelo delle braccia. la buona notizia è che dj enzo è uscito dal cesso almeno per vedersi gli stooges, nonostante i timori che ci affliggevano riguardo alla temuta esecuzione di tutti i pezzi dell’ultimo album. col cazzo. grande concerto capace di riportare alla mente i ricordi della data torinese. iguana sempre in grande forma, ron asheton sempre con la stessa camicia, gli stessi occhiali da sole, la stessa immobilità e la stessa propensione a costruire dighe di cemento armato e a fartele crollare in faccia. mike watts senza i baffi sembra un ragazzino e scott asheton invece compiva gli anni e gli abbiamo cantato tutti insieme happy birthday to you. quando attaccano a saccheggiare funhouse arriva anche steve mackay col suo sassofono rantolante e mi riesplode nel cervello tutta la potenza di quello che temo sia il più grande disco rock di tutti i cazzo di tempi (problemi?).
la coka nostra a.k.a. il ritorno degli house of pain a.k.a una manciata di vecchi rapper obesi col fiato corto e i pantaloni oversize che addosso a loro sembrano dei boxer aderenti. yum!
stracciapalle architecture in helsinki nonostante le aspettative della vigilia, low abbandonati dopo una canzone in favore di m.i.a. e della sua tutina aderente.

(questa non è una fine)

[video] iggy & the stooges

[video] dizzee rascal

10 commenti:

Unknown ha detto...

Stefano, massimo rispetto per i tuoi resoconti. E massimo stupore per non averti ancora sentito nominare The Wire :)

atroC.T.X.Z.B.tion ha detto...

in effetti nella quarta serie c'è una scena di spaccio dove c'è uno che assomiglia un po' a dizzee rascal, adesso che mi ci fai pensare...

LG ha detto...

non c'e' caso della vita a cui non si possa appliacare una massima/citazione/esempio da The wire, Serena. E' una dura verità ma se l'ha capito pure atroc.t., insomma.
(e, comunque, much respect alle signorine che si sono sciroppati questi due)

Anonimo ha detto...

Ste, ancora non hai scritto niente sul "maestro" e le sue strabilianti esibizioni!

atroC.T.X.Z.B.tion ha detto...

l'esclusiva sulle prestazioni del maestro se l'è accaparrata dj enzo. stay tuned!

Anonimo ha detto...

Grazie per il respect! Prima o poi dipenderò anche io da The Wire

Anonimo ha detto...

Piuttosto che al pukkelpop sarei andato allo Sziget, così ad estro. Sul Twitter devo dire che leggere frasi come "sto facendo la spesa all'iper e scrivo dal cellulare in wap" mi attira molto.

atroC.T.X.Z.B.tion ha detto...

hey, squeezo! bentornato! il pukkelpop è il massimo della vita, inutile andare in cerca di altre robe... ciao! s

Anonimo ha detto...

Minchia, gli Stooges a Torino.
Non sono riuscito ancora a trovare una cosa, una sola cazzo di cosa che mi abbia dato una soddisfazione anche appena paragonabile.

Sono condannato ad una vita di frustrazioni, diomadonna.

Anonimo ha detto...

Minchia, gli Stooges a Torino.
Non sono riuscito ancora a trovare una cosa, una sola cazzo di cosa che mi abbia dato una soddisfazione anche appena paragonabile.

Sono condannato ad una vita di frustrazioni, diomadonna.